24/06/2010

Ristagno

Eppure quel viso m'era famigliare.
Mi chiesi allora se per caso non avessi chiuso a chiave il cassetto e tu, fossi uscita di nuovo. Le campane stavano in silenzio, le vedove non piangevano più. T'ho cercata nel letto di un fiume in secca, tra le barche incagliate, dietro le alghe, nella bocca di un pescegatto che intrappola un Geppetto reietto.
"I pesci sentono la sete?" ,mi domando da qualche giorno. E se si addormentano con la corrente che li trascina lontano, poi riescono a tornare?
Se vi dicessi che il mio cranio è un fiume e il mio cervello il pesciolino rosso, vi direi un' inesattezza. In realtà il mio cranio è la boccia e il pesce rosso è la mia coscienza.
Se il pesce salta gli schizzi escono, e lentamente sul bordo della boccia scendono; è così che nascono le lacrime.
Le alghe sembrano fiori appassiti in un mondo rallentato, capelli, di donne piantate nella sabbia come carote e mai raccolte; sospirano di tanto in tanto con bolle silenziose.
Nemmeno i violini suonano nell'acqua. Non c'è voce di sirena per chi non sa ascoltare la propria coscienza, così come non c'è vetro troppo spesso da abbattere se si vuol sconfinare con la mente.
Saltare fuori dall'acquario è scoprire che oltrepassare certi confini è doveroso per alcune persone, e non solo che, come costellazione zodiacale, al massimo si può incocciare nei Pesci o nel Capricorno.
Allora ripenso ad un Geppetto argonauta, perchè così dev'essere, fiero e malinconico, che tenta di accendere un fuoco con i resti del suo ultimo Pinocchio inumidito.
E anche se può sembrare strano, il pescegatto percepisce tutto, ma non parla, come un mondo chiuso e riservato, continua a nuotare sul fondo stuzzicato sul ventre da qualche chioma lussuriosa.
Mute come i pesci le nostre coscienze, non più muse. Vedo il mondo ma non lo sfioro, sfiorisce; mentre tento di sfondare le pareti mi accorgo che non vedo più le stelle; a malapena te.

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