23/11/2006

Il migliore dei mondi possibili

Torni a casa. Mentre ti chiedi chi mai li avrà portati su per le scale, pesanti come sono, intravedi, appiccicata al pc, una finestrella che recita “la teleferica non funzionerà più correttamente”, realizzando così che anche domani sarà una giornata logorante per le tue gambe.
Magari sapessi volare fluidamente quanto Peter... Spesso prendo la metro; scendo e risalgo ad ogni fermata,tanto per dare un po’ di soddisfazione al macchinista pellerossa.
A parte alcune scomodità, qui a Che Non C’è (RE), non si sta peggio che in alcune borgate di provincia. Tutti cercano di darsi una mano a vicenda. L’adsl non è ancora arrivata sull’isola, ma parlando con l’assessor Spugna ho carpito l’intenzione di porre un ripetitore Wireless sull’albero maestro della nave dei pirati; una soluzione di ripiego in attesa della fibra.
Campanellino mi ricorda Marcella Bella: ci prova con tutti , ma ogni volta si sente dire che è troppo piccola. Ultimamente s’è data hip hop e da un po’ di tempo, una sera a settimana, ci improvvisiamo in piccole gare di rap alle quali gareggiano tutti i bambini smarriti. Purtroppo è venuto a mancare un po’ entusiasmo da quando un ragazzino orfano di padre con i capelli ossigenati ha cominciato a fare il fenomeno e a vincere sempre.
Da quando fa il part-time sull’isola, Wendy, somiglia sempre più alla Montalcini, per questo Peter ogni notte, da un mese a questa parte, va a giocare con la sua ombra in casa di Jessica Alba.
Uncino non è mai esistito, così come il coccodrillo: rappresentano soltanto una sorta di “uomo nero” per spaventare i bambini più piccoli e in qualche modo giustificare la mancanza di orologi sull’isola.
Io mi do da fare, scrivo, dimentico.
Tu, Mantide?

14/11/2006

Brillo, ovvero ubriaco, di luce riflessa

Fossi uno specchio, sarei composto da milioni di molecole metalliche, lavorato in modo tale da rendere armoniosa ogni mia singola imperfezione superficiale. La verità è che sono opaco, composto principalmente da acqua e molecole organiche deperibili in brevissimo tempo. Proprio per questo non posso far altro che specchiarmi e dunque invidiare ciò che perfetto è: la cornice. Lo specchio non è nulla senza cornice, non esiste specchio se non esiste cornice. Non esisterebbe cornice se non vi fosse qualcosa su cui valga la pena riflettere. Ognuno è riflessione di se stesso, se paragonato ad una cornice.
La cornice è dunque lo specchio di noi stessi. Eccezion fatta per le cornici a specchio.

Se qualcuno pensa si tratti di pazzia, rispondo “Desolato, non posso non credere a quanto asserito pocanzi”. L’universalità delle conoscenze deve obbligatoriamente fare leva su questi concetti: lo Specchio (la riflessione), la cornice (la conoscenza), l’illuminazione ovvero la vita (cogito ergo… ecc…).
Non sarà certo quest’ ultima a smentirmi. Provate a rifletleggere.


Papà: Dovremo deciderci a rimpiazzare lo specchio in salotto…
S.: Sei impazzito? Rimpiazzeresti forse il nonno?
Papà: Ho detto “Specchio” non “Vecchio”!
S.: E con questo? E’ solo una misera speculazione…
Papà: Una volta nella vita, prima di parlare, rifletti!
S.: Prima o poi volerai dal cornicione.

10/11/2006

Disincagliandomi

Ciò che seguirà è quanto da me sfornato domenica sera poco prima delle otto. Pessimo post, emo, ma purtoppo sono anche questo. Daltronde, non resterebbe forse che rinchiuderci tutti in grossi acquari, se non fossimo consapevoli che, tra noi, c'è anche chi, dall'altra parte, interpreta?

Uscirne, prima di tutto. Ripercorrere; senza soffermarsi sugli errori, deviando lo sguardo ad ogni tuo incontro.
Sogno, per questo vivo. Non dovrò uccidere la mia coscienza una volta sveglio, non dovrò per conto di qualche timido silenzio. Spero di non querelarmi una volta partorita l’idea di offendermi; spero Freud abbia omesso una corte d’assise nelle sue interpretazioni. Ho finito le illazioni perché ho cessato d’odiarti. Ho sepolto l’orgoglio e accennato un sorriso: voglio un altro nome per cui soffrire, un altro abisso in cui affondare.
Un’altra voce per riemergere.

03/11/2006

Perdere la faccia parlando d’amore, con il Gobbo al Notre Dame.

Andrò a Parigi e parlerò inglese. Dopotutto chi non s’è mai sentito incompreso una volta nella vita. Incompresi si nasce ovvio; lo si dice dei geni: compresi solo da loro incompresi. Stolti compresi. Forse sarà perché c’è chi riesce a vedere un po’ di amor proprio anche nel più labile dei giansenisti, che qualcuno commenta questo blog spacciandolo per benedizione. Sarà la luce bianca dell’abagiur che sbatte sulla mia giacca bordeaux de le cop sportive a farmi sentire più italiano che comunitario, oppure, come sempre, sarà il diciottenne lituano che mi ruba dal mio sogno preferito a giardinetti di Montmartre? Diciamo entrambe o nessuna; visto che mi piace assopirmi con la luce accesa, ma pretendo essere svegliato da madrelingua francesi.

Si però Eugenio, non fare quella faccia se non hai colto l’essenziale: tutto è lecito sul foglio. La bacchetta la stringo in mano io. Nel senso che dirigo, non certo che insegno.
Ricordo:
Chi sa, fa.
Chi non sa, insegna.
Chi non sa e non fa, coordina.